È fine giugno e le colline di Vignamaggio scintillano nell’azzurro di una leggera brezza estiva che accarezza le vigne, la lavanda in fiore e le chiome degli alberi di noce. Ed è proprio di questi ultimi che vi parliamo oggi perché i loro frutti sono protagonisti di un liquore tradizionale da preparare nei giorni della festa di San Giovanni e da gustare poi durante le festività natalizie.
Gli alberi di noce di Vignamaggio
Testimoni della lunga storia passata lungo il fiume Greve, gli alberi di noce popolano il fondovalle delle colline di Vignamaggio. Si tratta di piante longeve e di grandi dimensioni, con chiome così ombrose che l’erba stenta a crescere nei dintorni del fusto e delle radici.
Il noce è un albero ambivalente perché i suoi frutti possono diventare nocivi (noce-ere) se non adoperati e trattati adeguatamente. Questo perché lo Juglandone, molecola principale di Juglans regia (nome botanico del noce), può curare o intossicare, a seconda della dose e dell’impiego.
I frutti del noce, raccolti a fine estate e liberati dal mallo nero, hanno una parte commestibile, il gheriglio, che è piuttosto ricca di grassi e vitamine. Un alimento calorico, facile da conservare e quindi perfetto da consumare tra l’inverno e l’inizio della primavera.
Un albero dai poteri magici
Nella cultura contadina, gli alberi di noce erano sempre tenuti in grande considerazione. Il loro nome latino Juglans regia è correlato al culto del Dio Giove e del Sole. Nell’antica Roma, infatti, il frutto del noce era proprio chiamato Jovis glans, ghianda di Giove. Frutto simbolo dell’infanzia (i bambini si divertivano a giocarci, rompendo i gusci e mangiando il prezioso contenuto) e venerato anche dai Longobardi, a partire dal Medioevo al noce vengono attribuiti caratteri magici e diabolici.
È in particolare con il passaggio dal Paganesimo al Cristianesimo che la pianta di noce viene accostata a culti proibiti ed oscuri. Durante il Medioevo si credeva che le streghe e i diavoli si riunissero durante i sabba sempre sotto le folte chiome degli alberi di noce. Tuttavia, queste credenze non hanno intaccato la cultura contadina che non ha mai smesso di apprezzare l’albero di noce e di coltivarlo per via della sua bellezza e importanza nella dieta.
Il nocino a San Giovanni
Una tradizione che è rimasta dei tempi antichi è la preparazione del liquore alle noci detto Nocino durante la notte di San Giovanni.
Il 24 giugno, giorno di San Giovanni, è la data prevista per la raccolta dei malli e per la loro preparazione come liquore. La tradizione vuole che quel giorno le noci si prestino perfettamente alla macerazione in alcol per il Nocino, ma non è un caso che tra il 20 ed il 24 Giugno ci siano anche le giornate più lunghe dell’anno, quelle intorno al solstizio d’estate, la festa del Sole e della sua luce.
La ricetta del nocino fatto in casa
Ingredienti
1 litro di alcol etilico per liquori
24 noci
Mezzo litro d’acqua
Scorze di limone q.b.
500 grammi di zucchero
Come preparare il nocino:
- Raccogliete le noci ancora acerbe il 21 giugno (o il 24 giugno se volete approfittare di un giorno “magico”, secondo la tradizione). Attenzione però: non assaggiatele perché sono velenose. Consigliamo anche di indossare i guanti durante la raccolta perché il succo del mallo è un potente colorante nero naturale.
- Tagliate le noci acerbe e fatele macerare in contenitori di vetro con alcol, acqua e zucchero fino a ottobre.
- A ottobre filtrate il liquore ottenuto e buttate via le noci macerate. Reimbottigliate il liquore e lasciatelo riposare fino a Natale, quando potrà essere consumato.